martedì 30 agosto 2016

PREMIARE I RAGAZZI BRAVI 
PREMIARE GLI INSEGNANTI BRAVI
PREMIARE I BRAVI

Pavlov, il famoso fisiologo, medico, etologo russo di fine 800, fu il primo a inserire ufficialmente nel mondo scientifico il concetto di "riflesso condizionato". Il fatto che un animale si comportasse in un certo modo a fronte di un premio, d'altra parte, era già noto da molto tempo e utilizzato come tecnica di addestramento attraverso premi e punizioni. Una tale modalità educativa, d'altra parte, si estende anche al mondo della nostra infanzia e adolescenza e tende a permanere anche nell'età adulta, fra adulti. 
E' bene utilizzare questo sistema per ottenere miglioramenti in ambito educativo e/o performativo?
Ecco la domanda che vorrei proporvi come riflessione. Nessuna risposta netta da parte mia, ovviamente, ma solo qualche osservazione:

Nelle situazioni che richiedono collaborazione fra le persone, la prospettiva di premiarne una normalmente guasta il clima. Questo fatto è stato da me visto tante volte anche attraverso la constatazione di un rifiuto del premio da parte di alcuni i quali temono, in tal modo, di alterare in modo negativo la relazione coi compagni o colleghi. Anche fra gli insegnanti l'inserimento di un premio per chi ottiene un giudizio migliore rispetto agli altri, può aver un effetto negativo sul lavoro complessivo, esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe ottenere!
Esiste un'alternativa? 
Anche in questo caso, nessuna risposta da parte mia, ma semplicemente un'osservazione:
Le situazioni che favoriscono la conoscenza reciproca e l'aggregazione, le situazioni prive di tensione e di contrasto competitivo, favoriscono invece il clima di collaborazione e possono quindi portare a risultati migliori. Allo stesso modo, agiscono positivamente l'attaccamento al proprio luogo di lavoro, visto non come ponte di passaggio, ma come terreno da far fruttare (contrario di precariato) e una miglior formazione sulla gestione delle risorse umane. 

venerdì 24 giugno 2016

I RISCHI DELLE STATISTICHE

E' certamente molto utile raccogliere dati riguardo tutto ciò che accade intorno a noi. E' senz'altro bene che tali elementi poi vengano inseriti in fogli elettronici che poi produrranno bellissimi grafici colorati, formati da colonne o cerchi, o addirittura simboli fantasiosi.  L'analisi e l'interpretazione di tali dati, però, resta un complesso problema. Innanzitutto, occorre domandarsi quali elementi compongono il campione della ricerca. Il campione prescelto, più che numeroso, deve essere significativo. Così, ad esempio, volendo capire l'andamento dei ragazzi italiani in matematica, un campione significativo potrebbe essere formato dai ragazzi italiani, che parlano italiano (comprendendo così il testo dei problemi) e che abbiano una modalità di apprendere che consente loro di seguire qualunque metodo didattico. Il voto in decimi risultante, poi, dovrà esprimere con chiarezza UN SOLO concetto, non un polpettone di elementi indistinguibili. Paragonare questi dati ad altri Paesi poi, costituisce un altro tipo di problema. Infatti altri Paesi con altre culture, tenderanno a fare altri tipi di prove, o comunque a considerarle in modo diverso, rendendo così il paragone assai poco scientifico. Viene allora da domandarsi se sia giusto ingabbiare la cultura italiana e la libertà di insegnamento entro limiti comunque notevolmente arbitrari, facendoli passare come assolutamente oggettivi.
ATTUALMENTE AI RAGAZZI CERTIFICATI per difficoltà di apprendimento, è riconosciuto il diritto di essere valutati diversamente rispetto ai compagni, ma tale normativa spesso non viene applicata, poiché in molte scuole ci si limita a fornirli di strumenti compensativi (come la calcolatrice o il vocabolario) A volte questi ragazzi vengono dispensati dall'effettuare parte della verifica o ne vien creata per loro una diversa (discutibile dal punto di vista dell'inclusione). La valutazione che tien in conto le caratteristiche della persona, è invece parte fondamentale del lavoro educativo, oltre che didattico. In effetti, il concetto di valutare avendo presente il percorso di ciascun allievo, dovrebbe far parte del riconoscimento dell'unicità di ciascun individuo. Riconoscendo l'unicità di ciascun individuo e ne tenendone conto, la valutazione può essere, in realtà, maggiormente oggettiva. Le valutazioni che si basano sul punteggio, invece, non permettono di tener in conto elementi essenziali dell'individuo e comunque portano sempre a discussioni sull'attribuzione di un mezzo punto in più o in meno in caso di compito parzialmente svolto.

giovedì 26 maggio 2016

OBIETTIVI DELLA SCUOLA DEL PRIMO CICLO


Per "scuola del primo ciclo" si intende quella che si chiamava scuola materna insieme a quella che veniva chiamata elementare e insieme a quella che si chiamava scuola media. Queste sono state unite in un unico ciclo, eliminando il vecchio "esame di quinta elementare" e lasciando quello di "terza media". Questa trasformazione ha senso unicamente pensando a tale primo ciclo come un percorso di formazione del cittadino. In questi anni il bambino impara a 
stare con i compagni, che un giorno saranno colleghi, ad ascoltare gli adulti, a comprendere il senso e l'importanza delle regole. Oltre a ciò, comincia a conoscere se stesso, a orientarsi nel mondo dello studio e a cercare la sua strada nella vita. Le acquisizioni nozionistiche sono soprattutto incentrate sull'"imparare a imparare". Ciò significa che in tale periodo si acquisiscono gli strumenti per destreggiarsi nel mondo delle informazioni, a cercare quelle utili, a distinguere quelle affidabili da quelle false, ad avere capacità critica costruttiva, ad avere un buon metodo per studiare. 

sabato 16 aprile 2016

DSA E VERIFICA DEGLI APPRENDIMENTI
Sguardo corrucciato, dolore allo stomaco, lieve insonnia. Sono tutti sintomi che caratterizzano la ribellione interiore che molti ragazzi sentono dentro nel momento in cui devono passare attraverso una verifica ufficiale. Questo malessere è facilmente identificabile, anche perché normalmente non viene tenuto nascosto ma anzi, amplificato e associato a una richiesta di aiuto sotto forma di permesso di restare a casa.

La domanda fondamentale diventa allora: 
non si può imboccare una strada diversa?

I modi ci sarebbero e varrebbero PER TUTTI indistintamente

Occorre semplicemente la VOLONTA' di applicarli

Ciò significa, in effetti, TOGLIERE alla verifica sommativa (la verifica finale dopo aver trattato un argomento) il potere che ha ancora attualmente e che possiede grazie al fatto che
SI PENSA 
che sia il solo sistema per capire se un ragazzo ha compreso, assimilato e studiato
che sia il solo modo per capire a che punto si trova il ragazzo nel suo cammino
che sia il solo modo per capire se il ragazzo sia migliore o peggiore di altri ragazzi nella sua classe, in Italia e nel Mondo
che sia necessario avere tutte queste informazioni
che sia POSSIBILE avere in modo certo e affidabile tutte queste informazioni


venerdì 18 marzo 2016

DISCALCULIA E RIPETIZIONI

"Mio figlio Saturno è discalculico. Deve andare a lezione privata?"

La domanda, breve, tagliente, quasi potremmo dire provocatoria, è complessa. e la risposta... altrettanto. 

-Cosa significa, infatti, DISCALCULICO??
La definizione può essere oggetto di discussione, ma in pratica si tratta, come si può intuire, di difficoltà che possono sussistere nell'utilizzo dei numeri, nel riconoscimento di quantità e sequenze, nello svolgimento dei calcoli .. ma
-E' così necessario etichettare questa caratteristica peculiare di un bambino con una parola che ricorda quasi malattie gravi?

-Il problema centrale è innanzitutto di tipo scolastico e riguarda anche l'interazione scuola-famiglia. Infatti, il primo problema che incontra un bambino con queste caratteristiche di solito è quello di non riuscire a risolvere i classici (e ormai per certi versi obsoleti) problemi di matematica nel modo in cui normalmente si esige in classe. 
-Poiché risulta quasi impossibile un'individualizzazione della didattica, anche il nostro Saturno dovrà piegarsi alla logica che seguono tutti. Per lui niente sconti, a meno che non vi sia un'apposita CERTIFICAZIONE MEDICA che attesti ciò che è evidente: cioè che quel bambino con quel sistema non riesce a ottenere buoni voti come i compagni.

Cosa può fare allora la FAMIGLIA?
Quella di Saturno, prima di ogni certificazione, prima di qualunque test, ha deciso di mandarlo a lezione e ha potuto scegliere fra:
Un giovane volenteroso, ma con poca esperienza
Un'esperta di discalculia 

Chi avrà scelto secondo voi??

Noi non sappiamo quale sia stata la scelta finale, ma certamente:
-Una persona che SAPPIA EMPATIZZARE col bambino, ma anche coi genitori e gli insegnanti
EMPATIZZARE significa trovare una profonda sintonia con una persona, cercando di comprenderla appieno e, partendo da ciò, interagire con essa nel modo migliore
Una persona che sappia SDRAMMATIZZARE
SDRAMMATIZZARE significa recuperare l'essenziale e togliere tutto ciò che, essendo di troppo, genera un'ansia controproducente. Ciò si traduce, in pratica, nel porre con forza davanti all'insistenza di chi eventualmente dice "siamo indietro col programma" e "non so se potrò darti un 6", i tempi del bambino. Saturno può arrivare a saper bene le tabelline anche molto avanti nel tempo, ma non avere problemi reali di quoziente intellettivo (concetto, quest'ultimo, sorpassato)
COMPRENDERE A volte l'insegnante può non afferrare immediatamente la situazione. Anche questo purtroppo è normale, data l'abitudine a guardare il mondo in un certo modo. Per capire situazioni diverse dal solito occorre cambiare prospettiva e non sempre si è disposti a farlo. In ogni caso, mantenere la calma è sempre la scelta migliore e anche comprendere chi non comprende: la soddisfazione non tarderà ad arrivare.
ESIGERE CON LA GIUSTA FERMEZZA E DOLCEZZA La fatica maggiore che un bambino deve fare nello studio e nella memorizzazione, lo porterà spesso a rifiutare il compito e in questo punto delicato deve essere aiutato, col giusto equilibrio, per poter fare esercizio anche su ciò che occorre rinforzare, affrontando questa fatica e vincendola. Questo facendo attenzione a non superare il tempo che c'è a disposizione per mantenere una buona concentrazione, pur cercando sempre di ampliarlo
PUNTARE SULL'AUTONOMIA E L'AUTOSTIMA un bambino deve immediatamente sentire di potercela fare da solo, grazie a pochissime e brevi spiegazioni e anche saltando argomenti che non sono essenziali per poi eventualmente inserirli come approfondimento/ripasso successivo. Chi lo aiuta non dovrebbe sedersi sempre al suo fianco, ma solo in alcuni momenti o, quanto meno, fare attenzione a non creare dipendenze troppo strette, per non mettere a rischio autonomia e autostima.











martedì 8 marzo 2016

CONTRATTO DIDATTICO
Propongo una riflessione su questo concetto, strettamente collegato alle considerazioni sull'importanza dell'errore nell'apprendimento. Questo capitolo si potrebbe intitolare meglio

ERRORI PER NON SBAGLIARE

Già, perché è in questo che consiste il contratto didattico. 
Dopo pochi mesi di scuola, facilmente comincia a metter radici quel concetto per cui esiste un modo sicuro di vivere in quell'ambiente, al riparo da fastidi, dal rischio di sgridate per come si è eseguito un lavoro ...al riparo insomma, dalla possibilità di compiere qualche sbaglio

Ad esempio, in matematica, può nascere facilmente l'idea che a ogni domanda si debba rispondere con una delle "quattro operazioni" (+ - x :) 
Potrà capitare allora che, anche ai quesiti che non richiedono un'operazione, venga data una risposta qualunque, ma che contenga un'operazione. Questo dà un grande senso di sicurezza: si è rispettato inconsciamente il contratto didattico fra maestro e allievo. 
Ad esempio, se il problema è del tipo 
«Un pastore ha 12 pecore e 6 capre. Quanti anni ha il pastore?»
Secondo il contratto didattico, i ragazzi saranno portati a dare una risposta come "18"

Questo errore commesso per non sbagliare, la cui effettiva esistenza è stata più volte comprovata dalla sperimentazione didattica, dovrebbe far riflettere su quanto la paura di sbagliare possa imbrigliare la mente e la creatività dell'essere umano




domenica 21 febbraio 2016

LA SCUOLA DELL'INCLUSIONE

Fra le linee didattico educative principali seguite oggi dalla scuola, vi è quella dell'inclusione.
Con questa parola si indica un concetto fondamentale per il benessere degli studenti: ciascuno di essi, infatti, deve sentirsi parte del gruppo, in modo tale che il suo ruolo sia percepito come fondamentale. Si va, con questo concetto, ben oltre l'integrazione. Con quest'ultima parola, infatti, si indica l'accoglienza di persone le quali, però, sono ancora evidentemente confinate in una certa zona socioemotiva, rispetto al gruppo, che resta invece un'entità completamente unita e omogenea. E' con l'inclusione che si realizza il vero gruppo classe, positivo e collaborativo. E' facile da realizzarsi? Ci sono tecniche speciali? E' ciò che studieremo nei prossimi post...

domenica 14 febbraio 2016

Oggi a Bologna trovate un nuovo spazio di condivisione e sostegno per la famiglia: SPAZIO ULTERIORE
Era necessario nascesse una realtà di questo genere. Alcune persone, brave, coraggiose e generose, hanno preso l'iniziativa. Sosteniamoli in ogni modo e facciamo che queste realtà siano sempre più numerose!

http://spazioulteriore.com/

domenica 7 febbraio 2016

Una questione aperta nelle famiglie: E' giusto vietare l'accesso al web o controllare strettamente l'utilizzo dei mezzi tecnologici per entrare in rete? Ecco un breve video che riporta una situazione-tipo


martedì 12 gennaio 2016

I CELLULARI A SCUOLA: PROIBIRE/INSEGNARE A UTILIZZARE

Vige oggi generalmente un assoluto divieto di tenere il cellulare a scuola, se non spento. Sull'utilizzo che ne vien fatto appena fuori le mura, però, sembra vi sia assai poco interesse, salvo esplosioni improvvise di casi indicativi di cyberbullismo o di violazione di privacy o regole interne. Sono piuttosto rari gli interventi nelle scuole e comunque limitati a utili ma sporadici seminari di polizia postale. 

L'educazione all'utilizzo di questo mezzo tecnologico multimediale che come ultima cosa, casualmente, è anche un telefono, risulta però ormai essenziale. L'educazione all'utilizzo del cellulare tocca argomenti di molti tipi e perciò può essere trattata dagli insegnanti di tutte le materie.

Scienze, Fisiologia del corpo umano, tecnologia, storia, educazione civica, geografia....in ogni momento della giornata scolastica si può inserire questo argomento, 
meglio se progettato in un percorso trasversale, che si svolga per un lungo periodo dell'anno scolastico
CREIAMO UN GRUPPO!!

Cosa significa oggi CREARE UN GRUPPO???

Normalmente si tratta di un gruppo on line, e in particolare di un tipo di messaggistica da cellulare

Si tratta pur sempre di aggregare persone intorno a un motivo di comune interesse!
EPPURE

C'è qualcosa di VERAMENTE NUOVO

Ad esempio: 

Posso creare MOLTI gruppi, SENZA altra FATICA se non quella di muovere un dito su una tastiera di cellulare

Posso creare gruppi di persone che NON CONOSCO AFFATTO

Possono creare gruppi sia gli ADULTI che gli ADOLESCENTI che i BAMBINI con lo STESSO IDENTICO SISTEMA

SAREBBE GIUSTO VIETARE AD ADOLESCENTI E BAMBINI DI CREARE GRUPPI???

La risposta dovrebbe essere di tipo educativo. Questi gruppi, se ben utilizzati, possono essere utili anche agli adolescenti.. ma con regole che gli adulti dovrebbero conoscere e rispettare per primi, così da poter essere di esempio e guida




Com'è cambiata la nostra vita in pochi anni? Tante parole oggi evocano pensieri un tempo inimmaginabili. E la nostra vita in famiglia  le relazioni tra genitori e figli, scuola e amici, cambiano di conseguenza tanto velocemente da lasciare disorientati... aggiungete le vostre parole e la vostra esperienza!



martedì 5 gennaio 2016

COME RENDERE I FIGLI AUTONOMI NEL FARE I COMPITI ?

Problema autonomia
Riflettiamo su noi stessi. Ci sentiamo in grado di fare qualcosa da soli quando:

-Conosciamo almeno in parte l'argomento
-Ci sentiamo abbastanza sicuri di noi stessi
-Non temiamo punizioni se sbagliamo
-Siamo motivati a fare un po' di fatica

Caliamo tali osservazioni nel problema dei compiti. Occorre che
-Si capisca almeno la consegna
-Il bambino si senta abbastanza sicuro di sè
-Non ci siano dure punizioni a fronte di uno sbaglio
-Sia motivato a fare un po' di fatica

Analizziamo ciascun punto
- Capire la consegna
A volte le consegne non sono chiare. In questo caso l'affiancamento di un adulto è necessario. Se la difficoltà di comprensione è legata alla difficoltà di decifrare parole difficili, allora sarà bene aiutare a capire i significati di tali parole. Se però la difficoltà è legata all'ansia di affrontare una prova difficile, allora si entra nel punto successivo
-Il bambino deve sentirsi abbastanza sicuro di sé. Per conquistare tale obiettivo, deve aver avuto esperienze positive non solo nello svolgimento dei compiti, ma anche in altre occasioni. Deve sentire dentro di potercela fare, in quanto ha superato ostacoli maggiori. Tale sicurezza si conquista nel tempo, sentendo molta approvazione da parte degli adulti anche nello svolgimento di lavori pratici in casa. Il mondo degli adulti deve includere il bambino nel modo migliore possibile e farlo sentire a suo agio, deve esser certo di poter fare già alcune importanti cose del mondo dei grandi, altrimenti anche i compiti, che da quel mondo provengono, gli faranno una gran paura. Per approfondire questo argomento, vedi il post dedicato a come i bambini possono partecipare profondamente e in modo vero alla vita di famiglia fin da piccoli, responsabilizzandosi in modo proporzionato
-L'errore andrebbe sempre considerato come un trampolino per migliorare e mai drammatizzato, specialmente in ambito scolastico. E' certamente il più grosso errore ingigantire il potere dell'errore! Questo va sempre contenuto e ridimensionato. Molte scuole ormai non utilizzano più neppure il metro del numero di errori per valutare una verifica, o comunque integrano altri sistemi di misurazione
-La fatica contenuta nello svolgimento di un compito è un grosso ostacolo da superare, occorre essere ben motivati per salire questo alto gradino. La tentazione costante di farsi fare il lavoro da qualcun altro che lo sa svolgere forse anche più efficacemente, è costante. Le scuse accampate per ottenere ciò possono essere le più fantasiose: dal dolore di pancia al non capirci assolutamente nulla... Il difficile è distinguere la vera difficoltà dalla scusa. Una volta distinte le due cose, infatti, basterà compiere il dovere di alleviare la vera difficoltà e lasciare che il compito venga poi svolto in autonomia, senza scuse.

lunedì 4 gennaio 2016

COMPITI A CASA: DIALOGO CON L'INSEGNANTE

Essenziale il dialogo con l'insegnante per concordare alcuni punti fondamentali:
-La quantità di compiti
-Il tipo di compiti
-Se i figli sono su una strada di autonomia a riguardo
-Necessità particolari.

-La quantità di compiti è bene sia discussa a livello di gruppo genitori e poi con l'insegnante. Dal gruppo genitori è bene nasca una linea unica, tale confronto avviene nel modo migliore tramite incontro-riunione. Il portavoce, in seguito. deve essere uno solo: il rappresentante di classe, che parlerà a nome di tutti
-Il tipo di compiti è un argomento più difficile da discutere, specialmente se non si hanno basi di didattica, pur con buona volontà. Sul tipo di compiti sarebbe bene lasciar decidere unicamente all'insegnante, dando fiducia e al limite integrando a casa con ciò che si desidera. In casi speciali, comunque, si ritorna al punto precedente.
-Per capire se i figli sono sulla strada dell'autonomia rispetto ai compiti, il dialogo deve svolgersi fra  genitore e insegnante. Quest'ultimo può riferire circa dimenticanze o imprecisioni e insieme si può cercare la strada migliore da percorrere
-Se vi sono necessità particolari, il genitore può comunicarlo direttamente all'insegnante. Ricordo, a tal proposito, anche l'importante ruolo dell'insegnante di SOSTEGNO. Normalmente più disponibile, funge da raccordo trasversale fra tutti gli insegnanti ed è vicino ai ragazzi nelle più svariate situazioni, perciò è una figura preziosissima, purtroppo spesso posta in secondo piano
.

COMPITI A CASA: DIALOGO COI FIGLI

Sull'argomento compiti può accadere che i nostri ragazzi, a partire dalla prima primaria
1-li accettino di buon grado.
2-li accettino a certe condizioni
3-li accettino dopo discussione
4-li accettino sotto ricatto
5-non li accettino o trovino spesso il modo di saltarne alcuni
Il primo caso non ha bisogno di parole e d'altra parte è quello che si verifica più raramente
Per tutti gli altri casi, alla radice c'è una domanda essenziale: 
"perché perché perché io dovrei fare questa fatica???"
Ogni rigetto, anche piccolo, protesta o lamento, ha per sottofondo questo grande punto interrogativo. D'altra parte, capita talvolta anche agli adulti di sentire questa domanda risuonare dentro, quando il compito da svolgere non è la propria passione, non è l'argomento che ci fa battere il cuore. Oltre ciò, talvolta anche gli adulti hanno la sensazione di aver perso tempo studiando con fatica cose che poi nella vita si sono dimenticate perché sostanzialmente inutili ed in effetti capita anche che la scuola non riesca sempre ad attuare una didattica collegata con la realtà. 
La risposta a quella domanda fondamentale è molto difficile da trovare, va costruita attraverso un dialogo quotidiano fatto di verità, pazienza e realtà. 
Inserire il buon voto fra le motivazioni può risultare vantaggioso, ma può anche essere fonte di frustrazioni e di crescita nella competizione, cose molto sconsigliabili. 
Inserire la serenità fra le motivazioni può essere una strada giusta in quanto suggerisce che un percorso effettuato con un gruppo di amici e con gli insegnanti, può essere costellato di tante fatiche, le quali però hanno senso su quella strada insieme. Solo quando ci si sente a posto si può andare sereni nel proprio cammino, insieme alle persone che ci sono a fianco. Il sentiero vien da noi scelto solo in parte, al momento dell'iscrizione. Tutto il resto normalmente dipende da altro.. Possiamo accettare la nostra strada oppure cambiarla ogni volta che c'è un ostacolo, ma cercare di superare le salite è di gran lunga più vantaggioso. Chiaramente, andrà valutato di volta in volta se le salite sono proporzionate alle nostre forze o sono eccessive. E qui si ritorna al dialogo con l'insegnante.




IL VALORE DI UN VOTO

E' possibile una valutazione oggettiva?

Per valutazione oggettiva si intende comunemente quella assolutamente priva di ogni condizionamento dovuto alla conoscenza della persona che si valuta, perciò, si dice, UGUALE PER TUTTI

Occorre però allora soffermarsi innanzitutto sul significato di un voto.
Negli anni in cui la scuola ha come obiettivo la formazione del cittadino (quindi fino ai sedici anni)
il voto dovrebbe avere anche e soprattutto una valenza didattico educativa, non prettamente selettiva, nè competitiva

Per questo, in realtà, molte scuole cominciano davvero a fare a meno dei numeri e prediligono altri tipi di valutazione, che coinvolgono maggiormente lo studente e lo responsabilizzano con maggior consapevolezza nel suo percorso di miglioramento.

Esempio: la scuola del gratuito:
https://scuoladelgratuito.wordpress.com/chi-siamo-2/

Il significato di un voto nella scuola dell'obbligo, non si può concepire semplicemente come una sottolineatura di risposta giusta o sbagliata, ma occorre arricchirlo:
è una presa di coscienza di un possibile miglioramento, di un passo fatto lungo una strada che porta in una stessa direzione, ma in modo PERSONALE, ciascuno col suo passo, ciascuno con la propria sensibilità, ognuno con le proprie caratteristiche. Si tratta anche di un messaggio molto importante, attraverso il quale si prende coscienza dell'importanza dell'errore, grande maestro che aiuta a imparare. L'errore non dovrebbe far paura o essere fonte di frustrazione, ma essere un mezzo di cui ci si serve per fare un gradino in più.

Si può allora pensare che la conoscenza dell'allievo, in realtà, nella valutazione possa giocare un ruolo forse fondamentale, e qui si aprono argomenti di discussione molto importanti, di cui tratteremo più avanti






SULLA STRADA DELL'AUTONOMIA

Un ragazzino di undici anni che sa installare e usare un'applicazione col suo cellulare può dirsi "autonomo"? 
Oppure: un ragazzino che resta tranquillamente solo in casa davanti alla sua U.I. o col suo tablet in mano, può dirsi autonomo?
Proviamo a chiarire il concetto di autonomia. 
Se lo si prende in modo letterale, allora la risposta è SI'. Infatti, l'etimologia indica che significa "avere la possibilità di svolgere le proprie funzioni senza intervento di altre persone" e se per "proprie funzioni" si intende "gli affari propri on line", effettivamente la maggioranza dei bambini si può dire autonoma. 

Ma se per un momento proviamo ad approfondire il concetto di "proprie funzioni", allora può subentrare qualche dubbio. Se fra le proprie funzioni, ad esempio, vi è la cura di sé, allora bisognerà intendere che un bambino conosce il proprio corpo, ma questo purtroppo nella maggior parte dei casi, non è vero. Infatti, a parte il nome degli organi più importanti, un bambino impiega moltissimo tempo a capire come prendersene cura. Sulla strada della vera autonomia dovrebbe esserci perciò, innanzitutto, la conoscenza di se stessi e la capacità di seguire strade che portano a una vita sana. 

Fra i principi di una vita sana vi è innanzitutto il sapersi nutrire nel modo corretto e quindi il saper cucinare. Cucinare è un'esperienza importante per i bambini, fin da piccoli possono sperimentare la cucina nel modo più semplice e, via via, sempre un po' più complesso.

Conseguenza di questo, è inevitabilmente, il sapersi prendere cura dell'ambiente nel quale si vive. Cucinare o compiere altre attività significa cercare di mantenere ordine e pulizia nel proprio ambiente.

Vi è poi la cura della relazione con il prossimo, in quanto ciascun essere umano ha bisogno di relazioni vere e deve imparare a gestirle, attraverso continue esperienze, spesso anche dolorose

Conoscere il proprio corpo, porre attenzione a mantenerlo sano, sapersi alimentare bene e mantenere il proprio ambiente sano, curando le relazioni con gli altri, porta alla vera autonomia e apre la strada anche alla serenità nei compiti a casa







LA VALUTAZIONE SOMMATIVA 
E LA VALUTAZIONE FORMATIVA

Si tratta di due tipi di valutazione dal valore assai diverso
La prima si colloca al termine di un percorso didattico educativa, la seconda invece avviene lungo tutto il percorso, come piccole tappe che ci indicano il punto in cui siamo.
Spesso, però, viene utilizzata solo la prima, mentre la seconda non vien quasi per nulla considerata.
Gli studi e le ricerche nel campo docimologico (della valutazione) indicano invece attualmente come fondamentale la seconda che, naturalmente, contiene in sè una visione totalmente diversa dell'ERRORE
QUALE INFORMAZIONE CI TRASMETTE UN VOTO A SCUOLA?

I VOTI POSSONO ESSERE UTILIZZATI PER SCOPI DIVERSI, A SECONDA DI COSA SI VUOLE VALUTARE. PER QUESTO, QUANDO DI PRENDE UN VOTO OCCORREREBBE SEMPRE PENSARE AL SUO SIGNIFICATO.

ECCO ALCUNE DOMANDE CHE AIUTANO A ORIENTARSI NEL GINEPRAIO DELLA DOCIMOLOGIA 

-si tratta di una valutazione nell'ambito di un percorso oppure di una valutazione finale?
-cosa, esattamente, è stato valutato?
-nella valutazione si è tenuto conto della situazione di partenza?
-nella valutazione l'errore è considerato un punto finale o un punto di partenza per un miglioramento?

COMPITI PER MAMME E PAPA'

Quali sono i compiti di mamma e papà ... per i compiti a casa?? 
DIPENDE DALL'OBIETTIVO 

Per capire qual è l'obiettivo che desideriamo raggiungere, proviamo a descrivere il
ritratto dei nostri figli al termine di un anno scolastico.
Hanno 10 in tutte le materie
Hanno avuto un buon successo formativo, ma anche educativo
Hanno avuto un buon successo formativo, ma anche educativo e sono sulla strada dell'autonomia
Hanno avuto un ottimo successo formativo, educativo, e sono autonomi

A seconda dell'obiettivo che si desidera raggiungere, i comportamenti saranno molto diversi.
Provate a immaginare le situazioni che si presenterebbero e le conseguenze, per una scelta giusta. Esprimete un parere nei commenti


COMPITI A CASA


COME GESTIRE LA DIFFICILE QUESTIONE COMPITI A CASA?
Le famiglie vengono usualmente coinvolte dalla scuola attraverso i compiti da svolgere a casa. Ciò accade dalla primaria fin alla secondaria di secondo grado. Come gestire? Le possibilità sono molte, qui ridotte semplicemente a tre. Vien chiesto un parere per capire insieme la strada migliore
PS vorremmo mantenere i video senza pubblicità. con una piccola donazione aiuterai questa e altre famiglie..




LA BANDA BISCOTTI EPISODIO II: LA FUGA


UNA STORIA VERA, UN PO' ROMANZATA
Quando si decide di prendere un animale domestico, può accadere di tutto...Questa è la seconda parte del racconto

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LA BANDA BISCOTTI EPISODIO I : LA NASCITA



UNA STORIA VERA, UN PO' ROMANZATA
Quando si decide di adottare un animale, può accadere di tutto...Questa è la prima parte del racconto

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UN PICCOLO GRAZIE MIE STELLE STELLINE


IL SIMBOLO DEL BLOG
Questo è il simbolo del blog e anche un ringraziamento per tutti gli amici
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venerdì 1 gennaio 2016

WHAT ABOUT?


DI COSA SI PARLA IN QUESTO BLOG??
Tematiche riguardanti la famiglia:
Ad esempio rapporti con la scuola, rapporti tra genitori e figli, fratelli e sorelle, amici, ma anche storie divertenti, passeggiate, disegno e fumetti.....
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