venerdì 18 marzo 2016

DISCALCULIA E RIPETIZIONI

"Mio figlio Saturno è discalculico. Deve andare a lezione privata?"

La domanda, breve, tagliente, quasi potremmo dire provocatoria, è complessa. e la risposta... altrettanto. 

-Cosa significa, infatti, DISCALCULICO??
La definizione può essere oggetto di discussione, ma in pratica si tratta, come si può intuire, di difficoltà che possono sussistere nell'utilizzo dei numeri, nel riconoscimento di quantità e sequenze, nello svolgimento dei calcoli .. ma
-E' così necessario etichettare questa caratteristica peculiare di un bambino con una parola che ricorda quasi malattie gravi?

-Il problema centrale è innanzitutto di tipo scolastico e riguarda anche l'interazione scuola-famiglia. Infatti, il primo problema che incontra un bambino con queste caratteristiche di solito è quello di non riuscire a risolvere i classici (e ormai per certi versi obsoleti) problemi di matematica nel modo in cui normalmente si esige in classe. 
-Poiché risulta quasi impossibile un'individualizzazione della didattica, anche il nostro Saturno dovrà piegarsi alla logica che seguono tutti. Per lui niente sconti, a meno che non vi sia un'apposita CERTIFICAZIONE MEDICA che attesti ciò che è evidente: cioè che quel bambino con quel sistema non riesce a ottenere buoni voti come i compagni.

Cosa può fare allora la FAMIGLIA?
Quella di Saturno, prima di ogni certificazione, prima di qualunque test, ha deciso di mandarlo a lezione e ha potuto scegliere fra:
Un giovane volenteroso, ma con poca esperienza
Un'esperta di discalculia 

Chi avrà scelto secondo voi??

Noi non sappiamo quale sia stata la scelta finale, ma certamente:
-Una persona che SAPPIA EMPATIZZARE col bambino, ma anche coi genitori e gli insegnanti
EMPATIZZARE significa trovare una profonda sintonia con una persona, cercando di comprenderla appieno e, partendo da ciò, interagire con essa nel modo migliore
Una persona che sappia SDRAMMATIZZARE
SDRAMMATIZZARE significa recuperare l'essenziale e togliere tutto ciò che, essendo di troppo, genera un'ansia controproducente. Ciò si traduce, in pratica, nel porre con forza davanti all'insistenza di chi eventualmente dice "siamo indietro col programma" e "non so se potrò darti un 6", i tempi del bambino. Saturno può arrivare a saper bene le tabelline anche molto avanti nel tempo, ma non avere problemi reali di quoziente intellettivo (concetto, quest'ultimo, sorpassato)
COMPRENDERE A volte l'insegnante può non afferrare immediatamente la situazione. Anche questo purtroppo è normale, data l'abitudine a guardare il mondo in un certo modo. Per capire situazioni diverse dal solito occorre cambiare prospettiva e non sempre si è disposti a farlo. In ogni caso, mantenere la calma è sempre la scelta migliore e anche comprendere chi non comprende: la soddisfazione non tarderà ad arrivare.
ESIGERE CON LA GIUSTA FERMEZZA E DOLCEZZA La fatica maggiore che un bambino deve fare nello studio e nella memorizzazione, lo porterà spesso a rifiutare il compito e in questo punto delicato deve essere aiutato, col giusto equilibrio, per poter fare esercizio anche su ciò che occorre rinforzare, affrontando questa fatica e vincendola. Questo facendo attenzione a non superare il tempo che c'è a disposizione per mantenere una buona concentrazione, pur cercando sempre di ampliarlo
PUNTARE SULL'AUTONOMIA E L'AUTOSTIMA un bambino deve immediatamente sentire di potercela fare da solo, grazie a pochissime e brevi spiegazioni e anche saltando argomenti che non sono essenziali per poi eventualmente inserirli come approfondimento/ripasso successivo. Chi lo aiuta non dovrebbe sedersi sempre al suo fianco, ma solo in alcuni momenti o, quanto meno, fare attenzione a non creare dipendenze troppo strette, per non mettere a rischio autonomia e autostima.











martedì 8 marzo 2016

CONTRATTO DIDATTICO
Propongo una riflessione su questo concetto, strettamente collegato alle considerazioni sull'importanza dell'errore nell'apprendimento. Questo capitolo si potrebbe intitolare meglio

ERRORI PER NON SBAGLIARE

Già, perché è in questo che consiste il contratto didattico. 
Dopo pochi mesi di scuola, facilmente comincia a metter radici quel concetto per cui esiste un modo sicuro di vivere in quell'ambiente, al riparo da fastidi, dal rischio di sgridate per come si è eseguito un lavoro ...al riparo insomma, dalla possibilità di compiere qualche sbaglio

Ad esempio, in matematica, può nascere facilmente l'idea che a ogni domanda si debba rispondere con una delle "quattro operazioni" (+ - x :) 
Potrà capitare allora che, anche ai quesiti che non richiedono un'operazione, venga data una risposta qualunque, ma che contenga un'operazione. Questo dà un grande senso di sicurezza: si è rispettato inconsciamente il contratto didattico fra maestro e allievo. 
Ad esempio, se il problema è del tipo 
«Un pastore ha 12 pecore e 6 capre. Quanti anni ha il pastore?»
Secondo il contratto didattico, i ragazzi saranno portati a dare una risposta come "18"

Questo errore commesso per non sbagliare, la cui effettiva esistenza è stata più volte comprovata dalla sperimentazione didattica, dovrebbe far riflettere su quanto la paura di sbagliare possa imbrigliare la mente e la creatività dell'essere umano