martedì 30 agosto 2016

PREMIARE I RAGAZZI BRAVI 
PREMIARE GLI INSEGNANTI BRAVI
PREMIARE I BRAVI

Pavlov, il famoso fisiologo, medico, etologo russo di fine 800, fu il primo a inserire ufficialmente nel mondo scientifico il concetto di "riflesso condizionato". Il fatto che un animale si comportasse in un certo modo a fronte di un premio, d'altra parte, era già noto da molto tempo e utilizzato come tecnica di addestramento attraverso premi e punizioni. Una tale modalità educativa, d'altra parte, si estende anche al mondo della nostra infanzia e adolescenza e tende a permanere anche nell'età adulta, fra adulti. 
E' bene utilizzare questo sistema per ottenere miglioramenti in ambito educativo e/o performativo?
Ecco la domanda che vorrei proporvi come riflessione. Nessuna risposta netta da parte mia, ovviamente, ma solo qualche osservazione:

Nelle situazioni che richiedono collaborazione fra le persone, la prospettiva di premiarne una normalmente guasta il clima. Questo fatto è stato da me visto tante volte anche attraverso la constatazione di un rifiuto del premio da parte di alcuni i quali temono, in tal modo, di alterare in modo negativo la relazione coi compagni o colleghi. Anche fra gli insegnanti l'inserimento di un premio per chi ottiene un giudizio migliore rispetto agli altri, può aver un effetto negativo sul lavoro complessivo, esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe ottenere!
Esiste un'alternativa? 
Anche in questo caso, nessuna risposta da parte mia, ma semplicemente un'osservazione:
Le situazioni che favoriscono la conoscenza reciproca e l'aggregazione, le situazioni prive di tensione e di contrasto competitivo, favoriscono invece il clima di collaborazione e possono quindi portare a risultati migliori. Allo stesso modo, agiscono positivamente l'attaccamento al proprio luogo di lavoro, visto non come ponte di passaggio, ma come terreno da far fruttare (contrario di precariato) e una miglior formazione sulla gestione delle risorse umane.